Recensione di Roberto Giardina su QN
E´ un romanzo controcorrente, diciamo pure (fortunatamente) fuori moda, l´ultimo di Guido Guerrera. Non parla di giovani sdraiati, i rampolli dell´élite, o di tutti gli altri rassegnati, non si occupa di profughi di solito colti e saggi che ci fanno la morale, non un romanzo fantasy pallida imitazione di Tolkien o di Harry Potter, non è un giallo sociale, né un romanzo come quelli, tutti uguali come orate da allevamento, uscito dalle scuole di scrittura. Ed è un romanzo d´amore ma senza sesso, almeno tra i protagonisti. In altre parole “Io e Ernest- Pivano Hemingway sul filo di un amore”, (Minerva editore; 125 pag.; 12 euro) è un libro da gustare per chi ama il piacere della lettura. Un romanzo sulla creazione letteraria, il suo fascino, e mistero.
Guerrera è un esperto di Hemingway, di lui sa tutto, e si diverte, e ci diverte, a immaginare una storia d´amore tra l´autore di “Fiesta” e la sua traduttrice italiana Fernanda Pivano, che ha conosciuto personalmente. C´è una cartolina inviata da Ernest a Fernanda con la parola “Love” che, come si dovrebbe sapere, in inglese non vuol dire sempre “ti amo”, eppure tra lo scrittore e la Pivano ci fu un lungo rapporto amoroso per decenni, una passione di testa, uniti dai libri che uno scriveva e l´altra rendeva in italiano. Hemingway sembra facile da tradurre, invece è complicato rendere il suo ritmo passando da un inglese secco alla sonorità della nostra lingua.
Si incontrarono a Cortina e tornarono a vedersi, da New York a Venezia, a Cuba. Ernest la travolge di parole, le parla di quel che ha scritto, e di quel che avvenne realmente, e delle sue donne, avute o non avute, da Marlene all´adolescente africana che avrebbe perfino sposato. Qual è la verità? Che importa? Ernest sostiene di avere avuto una storia anche con Mata Hari, ma la spia olandese, sempre che lo fosse, era già stata fucilata dai francesi quando il giovane americano giunse in Italia per andare in guerra. Gertrude Stein disse che Hemingway sarebbe stato un grande se avesse imparato a scrivere la verità. Ma, se posso osare, Gertrude si sbagliava. Era una critica dal fiuto eccezionale e, giustamente, non scrisse mai romanzi (al contrario di alcuni odierni colleghi italiani).
Un romanziere mente sempre, innanzi tutto a se stesso. Se sapesse qual è la verità, scriverebbe solo pagine banali. Se ha talento quel che scrive è sempre vero, anche se non autentico. Come la storia che ci racconta Guerrera. Ci conduce sul fronte di “Addio alle armi” e al primo amore (rimasto di carta) con l´infermiera Agnes von Kurowsky, alla Parigi di “Festa Mobile”, alla pesca del Merlin al largo di Cuba, a caccia di leoni e a seguire il duello tra i due toreri Ordonez e Dominguin, durante un´intera “estate pericolosa”, l´ultima opera che non fece in tempo a finire, o non volle, prima del suicidio nel 1961. Le pagine più poetiche, tristi e passionali sono quelle degli incontri a Venezia, tra Ernest e una Fernanda consapevole del declino del suo amato scrittore.
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Alice e Battiato: pura meraviglia
Trentadue anni dai tempi in cui li univa il meraviglioso brano dal titolo I treni di Tozeur e adesso rieccoli di nuovo insieme in forma smagliante. Come se il tempo non fosse mai trascorso. Alice e Battiato in Tour, una serie sconfinata di concerti in tutti i teatri e le piazze d’Italia, per continuare a lanciare nello spazio armonie che accarezzano le orecchie di nonni e nipoti. Un miracolo trasversale, quello di Franco Battiato, che ormai coinvolge la quarta generazione, per generare identici entusiasmi e infondere il balsamo struggente di suggestioni emotive sempre nuove.
Alice canta diverse canzoni di Battiato, altre scritte per lei dal cantautore siciliano, altre ancora composte dalla stessa artista forlivese. Carla Bissi, elegantissima sulla scena per gli abiti e nel portamento, è un’interprete di grande temperamento, dalla timbrica sensuale ed è l’unica capace di eseguire i brani di Battiato senza scadere nel ridicolo involontario.
Alice e Battiato: due anime che si incontrano e si fondono. C’è intesa tra i due, una complicità professionale intrisa di una amicizia che inizia lontana nel tempo e dura come la roccia. Così non appena lei comincia «Un giorno sulla Prospettiva Nevsky», il viso di Franco si illumina, ringiovanisce perfino e forse ritrova quella parte di sé lasciata nell’angolo di un qualche palcoscenico degli anni Ottanta.
Non a caso l’ultima composizione di Battiato si intitola Le nostre anime: oltre la vita ci si incontra e lei è quella di sempre, mentre lo sguardo trepido la segue da dietro senza farsene accorgere. «Ti proteggerò dai turbamenti che da oggi incontrerai nella tua via, perché sei un essere speciale», sono parole de La Cura, capolavoro in musica che io ho più volte definito il madrigale d’amore per eccellenza scritto in questo nostro terzo millennio.
Il concerto di Battiato e Alice va vissuto in tutta la sua carica emozionale, per il coinvolgimento nostalgico che genera chi ha già vissuto quelle atmosfere: è il mare di Summer in a Solitary Beach, in cui è bello naufragare, via dalle sponde di una vita ordinaria e senza vie d’uscita. Il poeta, come sostiene Kundera, vorrebbe ardere nelle fiamme della sua passione, ma finisce per soccombere al gorgo delle acque che si richiudono sui suoi ricordi e lo glorificano nella catarsi purificatrice. Le acque di Siloe cui ogni essere umano aspira per ritrovare se stesso.
Ascoltare Battiato significa questo e il suo pubblico, sempre attento, spesso colto e selettivo, va per ripetere mille volte questo rito. E lei, Alice, regina delle acque, è all’altezza del compito: afferra la fiammeggiante Excalibur e la custodisce negli abissi lacustri. Battiato e Alice, due nomi, due voci uniche, un solo percorso intrecciato in dedali di sottilissime intese. Lei apre con Nomadi di Yuri Camisasca, altro grande mistico e interprete raffinato, ne cesella parole e note, non vuole sbagliare una virgola. E non sbaglia.
Lui inizia “sparando”: L’era del Cinghiale Bianco. Le dita di Carlo Guaitoli e di Angelo Privitera volano sulle tastiere perché il giro armonico è bello tosto. Il pubblico è ormai in visibilio, si è già tuffato col pensiero nel mare antistante a Milo, come se fosse quello del loro beniamino e l’unico possibile. Nuota e naviga negli spazi interstellari. «Seguimmo per istinto la scia delle comete». Battiato non dà tregua e come Gurdjieff scuote il sonno dei dormienti. «Povera Patria, schiacciata dagli abusi del potere»: viene giù il palco per gli applausi.
Poi lei e lui ancora insieme, come una volta, come sempre. Unione di anime. E il pubblico mai sazio chiede bis. «Le serenate all’istituto magistrale», «Sul ponte sventola bandiera bianca», «Mister tamburino…». Attento Franco, non sporgerti, che cadere fa male. La folla si accalca sotto il palco, richiesta di autografi, scatti dei flash, selfie. Il delirio, tutte le volte. E la pace. Quella che scende dentro come un Oceano di Silenzio, sempre in calma.
Read MoreIl Banco del Portogallo a Lisbona
Ed ecco il Banco del Portogallo a Lisbona.
Esattamente com’era ai tempi di Alves Reis, il più abile truffatore di tutti i tempi.
Ai danni di questo istituto di credito si consumò
LA TRUFFA
Leggete questa avvincente storia nelle pagine del mio romanzo.
Vi affascinerà!
LA TRUFFA Il Romanzo di Guido G. Guerrera ed. Imprimatur
Signore e Signori, un attimo di attenzione, prego!
Vi presento il protagonista del mio romanzo La Truffa.
Il suo nome è Arturo Virgilio dos Alves Reis, portoghese di Lisbona .
Quest’uomo , un geniale truffatore,
riuscì a ingannare il Portogallo e il mondo della finanza degli anni 20.
Una donna speciale, un’attrice di quei tempi, racconta…
Read MoreGIORNALISTA SCRITTORE VIAGGIATORE
font BERGAMO POST
Enzo Garinei, un grande attore
(indimenticabile voce di Karate Kid)
Guido Guidi Guerrera – 12 gennaio 2016
Fratello di Pietro, nome famoso della premiata ditta Garinei e Giovannini, ha lavorato sin dagli anni Quaranta a fianco di grandi nomi del palcoscenico, come Wanda Osiris, Gianni Agus, Renato Rascel, Delia Scala, Gino Bramieri e Totò. È stato interprete di numerosi film e ha prestato la voce a celebri personaggi del cinema, da Stan Laurel a Claude Rich (Asterix e Obelix: Missione Cleopatra) fino al compianto Pat Morita, il ben noto tenente Ohara della serie tv e soprattutto l’indimenticabile maestro Miyagi in Karate Kid. Enzo Garinei, classe 1926, è ancora oggi un uomo dall’energia inesauribile: perfetto stile inglese e aspetto a metà tra Alec Guinness e Fred Astaire. Nel 1986 ha dato vita, dopo sessant’anni di carriera, alla scuola di recitazione Ribalte, che proprio di recente si è divisa in tre: a Roma, a Rocca di Papa e a Civitavecchia. E, dopo aver ricoperto un’infinità di ruoli che lo hanno visto protagonista al cinema, in televisione e a teatro, nel 2014 è stato ancora una volta interprete nella celebre commedia Aggiungi un posto a tavola firmata Garinei e Giovannini.
Maestro, vuol rivelarci il suo personale segreto per vivere bene?
Esiste una semplice filosofia di vita che crea contentezza di se stessi, dà pienezza all’esistenza e insegna a volersi bene e stimarsi: per realizzarla occorre che ci sia alla base una coscienza pulita.
Essere bravi attori può allungare gli anni da vivere?
Non è accertato, ma voglio crederci. Del resto, Ernesto Calindri è stato a riguardo un bell’esempio. Forse noi attori siamo attaccati fino all’ultimo alla vita perché manca il trauma del pensionamento. Finché le forze ci sostengono non abbiamo limiti di età.
Di cosa sente di non poter fare a meno?
Dei rapporti umani, che sono alla base del vivere a prescindere dal mestiere che fai. Il vero pericolo per la gente è l’isolamento. La solitudine è oggi una delle peggiori piaghe della nostra società, una condizione che deve essere sconfitta alla stregua di una qualsiasi altra malattia, perché genera sofferenza.
Le facce e i tanti suoni delle voci legati alle sue interpretazioni arricchiscono la sua esistenza di adesso?
Più che i volti, le voci: ne sono sicuro. Per me molte di quelle restano indimenticabili forse perché sono molto sensibile alla timbrica vocale: a volte è bello immaginare che dietro a una bella voce si possa nascondere il tuo ideale di donna. Col rischio evidente della delusione.
A quale ricchezza non rinuncerebbe?
A quella che viene dall’essere in forma, dal mantenersi in buona salute. Fino a una quindicina di anni fa mettevo al primo posto il lavoro e, perché no, le donne. Ora so che il vero tesoro è quel benessere speciale che come un miracolo viene ogni giorno dispensato dal Creatore.
Ha dei rimpianti?
Tutte le volte che penso di aver fatto soffrire qualcuno per leggerezza, oppure quando considero di essere diventato forse un po’ troppo tardi un pezzo della storia italiana dello spettacolo: d’altronde però so bene di non essere mai stato ambizioso.
Ci sono regole che cancellerebbe?
Sì, quelle che vanno nella direzione del cattivo gusto e legittimano certe cose che si rivelano dannose per tutti e in specie per i più piccoli.
Meglio una donna o un amico?
Alla mia età è preferibile la seconda ipotesi, perché un vero amico è per sempre e lo riabbracci anche se lo hai perso di vista come se fosse ieri.
La formula della longevità sta nel saper dar valore ai momenti felici dell’esistenza?
La felicità è spesso rappresentata da una serie di minuscole particelle che costellano la nostra vita e delle quali spesso rischiamo di non accorgerci: il sorriso di un bimbo prima che si addormenti, un tramonto commovente, il piacere del viaggio che ti fa incontrare sempre qualcuno e qualcosa. Allora tutto si mette nel proprio sacchetto dei ricordi e si gusta senza fretta, senza bruciare nulla. Questo , credo, riesca ad allungare e a dar senso alla vita facendola bella.